domenica 20 marzo 2016

Cartoline dal Sudafrica. Genocidio bianco in corso?



Prendetevi tempo e mettetevi comodi, perché questo sarà un viaggio molto lungo dall'altro capo del mondo ma non solo, sarà anche un viaggio nel tempo, tra passato, presente e futuro. Sarà un brutto viaggio, scomodo e pericoloso, alla scoperta di una realtà spaventosa che ignoriamo completamente, perché ne siamo volutamente tenuti all'oscuro. Capirete forse alla fine perché. Una realtà che però, appena la sentirete raccontare, vi dirà qualcosa di familiare, di conosciuto e temuto, di estremamente attuale e per questo ancor più terrorizzante.
Cominciamo con ordine, perché le cose da raccontare sono tante.

La collocazione geografica del nostro viaggio è il Sudafrica, il paese che siamo stati condizionati fin da bambini ad associare a tre cose: l'apartheid, i diamanti e l'uranio. 
Sappiamo che negli anni novanta vi fu la fine dell'apartheid, ovvero la fine del regime di segregazione razziale della potente minoranza bianca ai danni della maggioranza nera. I bianchi accettarono di passare le consegne all'ANC, il partito di Nelson Mandela, il leader icona del movimento rivoluzionario, che fu eletto presidente. Fine del razzismo, fine dell'interesse internazionale verso l'estremo sud del continente africano. A parte qualche notizia sporadica sull'incredibile tasso di violenza e criminalità delle grandi città, sugli stupri "rieducativi" all'eterosessualità ai danni delle lesbiche, il processo ad Oscar Pistorius, la morte di Mandela ultranovantenne nel 2013, un paio di film di fantascienza distopica assai fortunati di un giovane regista, Neill Bloomkamp: "District 9" ed "Elysium", e poco altro, del Sudafrica non sappiamo assolutamente niente. 
Nel frattempo però, in questi vent'anni dalla fine del regime dell'apartheid, laggiù è accaduto e soprattutto sta accadendo di tutto. Cercherò di raccontarvelo.

Nei giorni scorsi mi è capitato per caso di leggere un interessante articolo pubblicato nel 2013 sul sito della BBC News, dal titolo "I bianchi hanno un futuro in Sudafrica?" (qui il seguito), di cui vi propongo anche il relativo video in calce al post. Un titolo così non poteva che sollecitare una certa curiosità, visto che siamo programmati a pensare che in quel paese, a parte qualche problema di ordine pubblico, il razzismo sia stato definitivamente sconfitto e debellato, visto che il razzismo è un problema monodirezionale. O no? Si, chi ha amici sudafricani racconta ogni tanto di persone costrette a vivere in case recintate da reti elettrificate, ma si liquida la cosa come problema di pura criminalità, dimenticando che questa sarebbe una roba forte perfino negli Stati Uniti.

In seguito all'interesse scaturito dall'articolo di John Simpson, ho scoperto che tra i bianchi sudafricani si sostiene sia in corso un genocidio ai loro danni, in particolare  della minoranza afrikaaner, i discendenti di quegli olandesi migranti (perché no, anche loro cercavano un futuro migliore e scappavano dalla guerra) che colonizzarono il paese nella seconda metà del Seicento.
Genocidio è una parola forte e qualcuno potrebbe esagerare i toni a causa del pregiudizio nei confronti del nuovo corso politico in Sudafrica ma, tenendo a mente la definizione datane da Lemkin, è bastato continuare la ricerca su decine di siti per far emergere materiale sufficiente a, quanto meno, giustificare le interrogazioni all'ONU e al Parlamento Europeo presentate da organizzazioni sindacali sudafricane per denunciare al mondo il clima di ostilità ed aggressione che subisce sempre più frequentemente la minoranza bianca. Persecuzione che, se non è un genocidio, ne è un'ottima imitazione.

Uno dei fenomeni più allarmanti degli ultimi tempi, che sarà oggetto della seconda parte di questo post, è quello degli attacchi sempre più frequenti alle fattorie ed ai loro abitanti da parte di bande di neri armati che non si limitano a compiere rapine ma veri e propri massacri, preceduti da torture e stupri ai danni degli agricoltori e delle loro famiglie. La sistematicità di queste aggressioni, il fatto che la stragrande maggioranza delle vittime sia bianca, che nelle confessioni dei pochi responsabili arrestati sia emerso il movente razzista e che l'aumento delle aggressioni si accompagni a dichiarazioni governative che auspicano la sempre maggiore "restituzione" di terra ai neri, fanno pensare ad un'azione preordinata. Il bollettino degli assalti alle fattorie, continuamente aggiornato sui siti, sulla stampa locale e sulle pagine facebook, non ha nulla da invidiare ad un bollettino di guerra.

Un altro fenomeno in crescita è il rapido impoverimento della classe media bianca. Migliaia di persone che perdono tutto: casa e lavoro e finiscono in baraccopoli, in veri e propri campi profughi. Questo dell'impoverimento è un fenomeno che colpisce tutte le classi medie del mondo industrializzato, effetto dell'applicazione ormai globale della shock economy che persegue la proletarizzazione di massa a fronte della tutela di un'infima minoranza privilegiata. Quell'élite che, nel film "Elysium" di Bloomkamp, trova rifugio in una dorata stazione orbitante al riparo da un'umanità degradata e iperviolenta lasciata a scannarsi sulla Terra. 


Le storie delle persone che sono finite nei white squatter camps attorno a Pretoria o Johannesburg, sono simili ai racconti che ci provengono ogni giorno dall'Europa schiacciata dal tallone di ferro dell'austerità, imposta come cura letale per ottimizzare a vantaggio delle élite dell'1%  le opportunità offerte dalla crisi globale. Crisi indotte che, oltre alla riduzione in schiavitù del 99% attraverso la proletarizzazione delle classi medie, perseguono il superamento della democrazia e, attraverso l'estremizzazione dei conflitti razziali derivanti dal meticciato imposto e della coabitazione forzata di gruppi etnici esterni che finiscono per prevalere sugli autoctoni, raggiungono  il loro scopo eliminatorio di un'umanità percepita ormai come inutile.
Ciò che distingue però il destino degli operai, degli impiegati, dei commercianti, degli insegnanti ed imprenditori sudafricani rispetto ai loro colleghi europei è che se i primi hanno perso il lavoro, il motivo risiede nel fatto che il governo del loro paese ha introdotto leggi che, tutelando eccessivamente la maggioranza nera, di fatto ha introdotto un discrimine nei confronti delle minoranze, soprattutto quella meno numerosa dei bianchi. 

Attraverso il meccanismo dell'azione positiva, che impone quote di occupazione numericamente rappresentative dei vari gruppi etnici, leggi come il BEE (Black Economic Empowerment), finiscono per favorire solo i neri, che sono la maggioranza della popolazione, e per espellere di fatto i bianchi dal mondo del lavoro, risultando, ne più né meno, alla stregua di vere e proprie leggi razziali. In Sudafrica qualunque azienda che intenda lavorare con il governo deve rispettare il principio delle quote e ogni anno passare dei test di qualità che controllano che i neri, le donne nere e i disabili neri, abbiano avuto la priorità nell'assegnamento dei posti di lavoro. Idem per l'assegnazione degli alloggi. 
Notare come tutto parta da un fin di bene, da un principio di giustizia, il desiderio di riparare i torti subiti in passato ma poi finisca per creare una forma rovesciata di apartheid. Il male che si nasconde così bene nei panni della bontà, che conosciamo fin troppo bene.


Questo protezionismo su base ideologica e razziale, non esente da clientelismo politico nei confronti dell'ANC, ha creato una classe neoricca nera che si è avvantaggiata non solo rispetto alla stragrande massa degli altri neri che continua a vivere nella povertà, ma anche nei confronti di una minoranza bianca che viene ancora considerata, nonostante sia formata ormai da gente nata dopo la fine dell'apartheid, responsabile dei torti subiti dai neri in passato.

L'idea comune in Sudafrica, di qualunque colore sia il vostro interlocutore, è che i bianchi detengano ancora il potere economico ed abbiano un'influenza tuttora sproporzionata in politica e sui media. Sono ancora considerati coloro che possiedono le case più belle e i lavori più remunerativi.
Ma è ancora così?
Qui è necessario compiere un salto indietro nel tempo e rivedere cosa successe nei primi anni novanta, quando vi fu il cambio epocale di regime e i neri presero il potere.
Sono andata a rileggere il capitolo dedicato al Sudafrica in "Shock Economy" di Naomi Klein. E' una lettura sconcertante perché sembra di leggere non del Sudafrica e dell'African National Congress di vent'anni fa, ma della Grecia e di Syriza l'anno scorso. 
Allora come oggi c'è un paese che democraticamente ha scelto di darsi un governo progressista, di sinistra e un partito di sinistra che compirà il grande tradimento dei propri principi per bieca sete di potere, con i reazionari che reggono il sacco, naturalmente.

Nel Sudafrica dei primi anni novanta i neri reclamavano il potere politico e i bianchi non intendevano ovviamente mollare quello economico. Chi muove i fili della finanza scatenò la speculazione contro la valuta locale e, alla fine, ciascuno dovette cedere qualcosa e ognuna delle due parti dovette tradire la propria base. Il partito del martire Mandela, l'ANC che fino al giorno prima sventolava la Freedom Charter, l'annamo e nazionalizziamo tutto, davanti al naso di quei babbei dei suoi militanti (la mamma dei piddini è sempre incinta),  pur di ottenere il potere politico accettò in cambio di applicare la shock economy per la quale, per altro, aveva già pronto il tecnico adatto, il compagno Thabo Mbeki, arrivato già studiato delle più avanzate teorie neoliberiste. Uno che, presentando il suo programma economico a Londra alla Borsa disse: "Chiamatemi thatcheriano". 
Per questo, invece di nazionalizzare, l'ANC avviò notevoli riforme e privatizzazioni per attirare investimenti stranieri, con il risultato che possiamo immaginare. Dal canto suo, De Klerk si assicurò che i diamanti e l'altra roba preziosa rimanesse nelle mani bianche di pochissimi, nemmeno necessariamente sudafricani, accettando la macellazione economica prima e magari fisica poi, della classe media bianca i cui interessi avrebbe dovuto rappresentare. Un doppio tradimento che ha dato i suoi frutti velenosi.

In questi vent'anni in cui il Sudafrica ha goduto dell'oblio condiscendente dei media occidentali, il numero delle persone che vive con meno di un dollaro al giorno è raddoppiato, da 2 a 4 milioni nel 2006. Delle terre coltivate "restituite" per legge ai neri, solo il 10%, dopo il passaggio ai nuovi proprietari continua a produrre come prima ed il fenomeno delle aggressioni e massacri ai danni degli agricoltori bianchi sta provocando il declino del settore agroalimentare perché nessuno investe nelle proprie aziende, oltretutto minacciate sempre più frequentemente da voci di esproprio. Ciò rischia di provocare una catastrofe alimentare che colpirebbe l'intera popolazione sudafricana. 
Nemmeno la legge sulle quote, la BEE, convince gli economisti, ad esempio una star dell'ordoliberismo da salotto come Piketty che è più preoccupato che in Sudafrica non vi sia stata una sufficiente redistribuzione delle terre (vedi sopra). 

Per il resto la violenza nel paese è endemica, una donna su tre è vittima di stupro e nelle carceri lo stupro maschile di gruppo ai danni dei prigionieri più deboli, il che può voler dire appartenere a minoranze etniche non gradite al gruppo dominante, è pratica quotidiana e tollerata dalle guardie come metodo punitivo. La diffusione dell'AIDS ha fatto riemergere usanze tribali disumane come lo stupro di vergini, perfino di bambini e neonati a scopo "curativo" praticato dagli Zulu. Il cui re, per altro, ha dichiarato di rimpiangere i tempi in cui c'era l'apartheid perché "si stava meglio allora" e d ha aggiunto:"I neri stanno rovinando il paese". 

La lotta di classe in Sudafrica è sempre di più conflitto a sfondo razziale e il compito di massacrare economicamente e fisicamente la classe media bianca è affidato al desiderio di vendetta dei neri vessati per decenni dall'apartheid. Un perfetto esempio di guerra tra poveri. Un brutto filmaccio rape and revenge che ogni giorno recita il suo copione e reclama le sue vittime, non solo in Sudafrica, come sappiamo, ma qui in particolare come caso di scuola. Questi tempi oscuri passeranno alla storia come quelli in cui chiunque abbia subito una persecuzione in passato può rifarsi sui discendenti dei propri carnefici, con ancora maggiore crudeltà e senza alcun rischio di punizione. Rape and revenge, appunto. Occhio per occhio.

Come scrive Simpson: "Il Sudafrica dell'apartheid aveva riguardo solo per i bianchi e nessun altro. Ora, alcune comunità bianche sono sottoposte a livelli di deprivazione e violenza che ne mettono in pericolo la sopravvivenza." 
Oltre ai massacri ai danni degli agricoltori, infatti, stanno aumentando in maniera preoccupante gli assalti alle famiglie bianche impoverite (ma la preoccupazione è solo delle comunità coinvolte, non del governo, che minimizza e nega il movente razziale). Le vittime sono quelle poche famiglie che resistono nelle proprie case non ancora pignorate e che non sono ancora finite nei campi.

John Simpson ha visitato Sonskyn Heokie, una baraccopoli bianca alla periferia di Pretoria. Ce ne sono almeno altre 80 solo in quell'area. Tra rottami di automobili e di arredamento ovunque, tra pozzanghere di acqua stagnante infestata di zanzare, la gente vive senz'acqua né elettricità, con due sole toilette per l'intero campo, in baracche di lamiera che d'estate diventano forni crematori. In tutto il Sudafrica si calcola che almeno 400.000 bianchi poveri vivano in queste condizioni. Grazie all'opera dei volontari ricevono due razioni di porridge di mais al giorno ma nessuna assistenza né tutele sociali, esattamente come accadeva ai neri durante l'apartheid. Prima di loro vengono i neri, sia nell'assegnazione del lavoro e dell'alloggio e comunque nel frattempo la cancellazione del welfare ha eliminato il sistema di tutele per chi resta indietro nella società.

Questa donna, assieme ad altri senzatetto, si era accampata nel cimitero che ospita i suoi antenati e dal quale è stata sfrattata.
Questo dramma viene silenziato dai media come in Europa viene regolarmente silenziata la tragedia della popolazione greca e delle altre classi medie nazionali e negli Stati Uniti la proletarizzazione della classe media. Qui in Sudafrica la rimozione è dovuta ad un passato che tutti vogliono dimenticare e, se qualcosa emerge, la leadership politica attuale del paese tende a dipingerla come una giusta punizione per il passato razzismo dei colonizzatori bianchi. 
La solita maledizione dei padri che ricade sui figli, la pretesa che i bianchi debbano comunque sempre qualcosa alle altre razze - che non sanno andare oltre il chiagni e fotti, per altro - che il loro benessere non sia frutto di merito ma sia stato rubato e quindi sia giusto rubarglielo. 
Una visione che è squisitamente razzista ed opportunista ma che dimostra quanto sia stato abile cedere il potere formale ai neri e utilizzare ancora una volta l'inesauribile potenziale di tradimento della propria base e della propria classe delle forze progressiste al fine, opportunisticamente, di perpetuare il privilegio di una sempre più ristretta élite di sfruttatori.



19 commenti:

  1. Anonimo10:34

    Una volta, a parlare di questo, ti saresti sentito come uno del KKK. Abbiamo vissuto per un secolo e mezzo in un un mondo che non esiste. Eppure la verita' non viene nascosta, viene solo reinterpretata. E' un problema di "percezione", come sapete bene voi psico-cosi. La realta' viene reindirizzata attraverso artifici educativi estremamente efficaci.

    E' proprio la realta' europea di oggi che ci costringe a reinterpretare quella africana di ieri. Il presupposto della de-colonizzazione si puo' sinetizzare cosi': l'Africa ai neri, l'Asia ai gialli etc. Al che ne dovrebbe conseguire: l'Europa ai bianchi. Invece no: mica siamo razzisti noi... E dai, e dai, dopo un secolo di questa roba ti viene un vago sospettuccio. Decisamente, noi difettiamo di tempismo.

    Contesterei l'affermazione di Simpson. Gli indiani (e gli arabi) non erano affatto discriminati. Forse formalmente, ma sostanzialmente costituivano una robustissima classe media. Io conosco personalmente una sudafricana di origine indiana e ti assicuro che il razzismo dei bianchi nei confronti dei neri era acqua fresca al paragone.

    La cifra e' ovunque la stessa: esproprio. I kafir vogliono la robba. Esattamente come da noi, anche se non ancora in modo cosi' aggressivo, ma verra' anche il nostro turno. Nota bene che gli indiani (numerosissimi in SA) sono fatti oggetto della stessa politica, ma i bianchi sono i piu' bersagliati perche' sono piu' visibili e ormai indifesi, quindi non solo per questioni economiche. Un commerciante indiano e' mediamente molto piu' ricco di un farmer afrikaaner, ma vive quasi sempre in citta', non in campagna, e li' e' piu' difficile assaltarlo. I kafir sono infatti piu' del tipo iena che leone. Credi che i ricchi commercianti di pietre preziose abbiano qualche problema ? Ovviamente no. quelli vanno e vengono, non risiedono stabilmente in SA. L'antica questione che riguarda nomadismo e civilta' (stanziale) e' alla base di tutto: anche del vecchio contenzioso con gli ebrei. Requisizione di proprieta', devastazione, stupro e omicidio sono i metodi che usano le bande di kafir, spesso in combutta con la stessa polizia. E ovunque, lo stupro, equivale ad un atto di affermazione della proprieta'; vale antropologicamente per "possesso", infatti anche noi lo chiamiamo cosi'. Le proprieta' vengono devastate per la semplice ragione che i selvaggi non saprebbero come gestirle. Un po' come facevano quando mangiavano i cavalli che gli inglesi lasciarono quando tornarono a casuccia loro. La predazione si riduce quindi a beni mobili facilmente trasportabili, tra cui ci sono le armi, arsenali che i farmers spesso detengono per autodifesa. Autodifesa che funziona piuttosto bene proprio perche' concepita per quello che deve essere il mondo che c'e', non quello che non c'e'. Ma chi ha davvero innescato queste dinamiche ?

    (segue)

    G.Stallman

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  2. Anonimo10:35

    Le dinamiche capitalistiche che hanno determinato la deportazione di notevoli masse di schiavi africani, soprattutto verso le americhe, erano appunto "capitalistiche". Se in Africa fossero stati color verde pisello li avrebbero deportati comunque, ma gli schiavi venivano quasi sempre acquistati da individui che avevano il loro stesso colore. Venivano pagati in un modo o nell'altro. E' il Mercato bellezza... Al che, i salariati bianchi che gia' vivevano nelle americhe come l'hanno presa ? Come oggi da noi: si sono visti portare via anche le piu' magre opportunita' di lavoro, quindi si sono inutilmente incazzati, prima, e si sono pragmaticamente adeguati, poi. E' pacifico che avrebbero dovuto prendersela soprattutto con chi su tutto cio' lucrava ma e' umano che non sia cosi'. E' anche la nostra Storia, quando i sindacalisti socialisti dei primi del Novecento istigavano i lavoratori a menare "l'esercito di riserva del Capitale". Che era altrettanto costituito da poveracci, ma con una caratteristica mancante: non erano negri. Quindi potevano essere menati. In USA, invece, le cose andavano diversamente, perche' alcune sottigliezze europee
    li' non venivano capite. Pertanto, ai negri, veniva riservata una sorte peggiore che, sommata al precedente, era umanamente davvero poco giustificabile. Ma i persecutori dei negri chi erano ? Inizialmente erano i salariati che si vedevano sostituire nel lavoro; quindi la protezione degli schiavi era interesse degli schiavisti stessi; in seguito anche gli stessi proprietari terrieri che li avevano comprati, fecero altrettanto: semplicemente per mantenere la disciplina. Quando anche in Massoneria vennero costituite logge di negri, A. Pike fondo' il KKK. In parole povere, il ricondurre queste dinamiche al puro e semplice "razzismo" dovrebbe essere offensivo per un'intelligenza davvero tale ma, tant'e', questa e' stata l'interpretazione alla quale tutti ci siamo adeguati. Pero', oggi, e' difficile considerare semplice stupidita' l'incapacita' di alcuni a guardare in faccia la realta'. Realta' che si evidenzia come un progetto di sostituzione della razza bianca (che non esiste come quella nera, beninteso). Chi non lo vede nemmeno oggi e' connivente a tutti gli effetti, e dovrebbe avere ben poche ragioni morali da rovesciare addosso a tutti gli altri. A mio avviso il termine che piu' gli si addice e' quello di "kapo".

    G.Stallman

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  3. Anonimo10:43

    PS
    Ovviamente sono i vecchi indifesi i piu' bersagliati. Stuprano pure le ottantenni. Del resto la vediamo anche qui questa "civilta'".

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  4. C'è un bellissimo libro di Coetzee (Vergogna) da cui traspare il dramma dei bianchi sudafricani.
    Ve lo consiglio
    Non a caso l'autore è emigrato da anni in Australia...

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    1. Anonimo13:18

      L'ho letto. L'ho trovato disperante per l'incapacita' di capire il proprio tempo. Quando uno rifiuta la propria societa' e, invece, si rassegna a vivere in uno stato d'assedio permanente, significa che le sue possibilita' di sopravvivenza sono prossime allo zero. Hai voglia a scappare... queste dinamiche ti verranno a cercare dovunque tu sia, quindi, l'unica soluzione e' combatterle.

      G.Stallman

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    2. Non so se l'autore non abbia capito il proprio tempo. Non credo, visto che leggo abbia dichiarato: "Pensavo che gli autori delle leggi sudafricane che di fatto hanno sospeso l'applicazione del diritto fossero moralmente dei barbari. Ora mi rendo conto che erano solo pionieri in anticipo sui tempi".

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    3. Anonimo16:06

      Lo ricordo anch'io Paolo, ma il suo rifiuto delle convenzioni sociali e accademiche va messo in relazione con la sua accettazione di uno status allucinante: il dover vivere nella barbarie assoluta. Il fatto e' che quando si e' rinunciato al primo non si torna piu' indietro. E' un errore fatale. Il che e' anche la nostra storia. Una visione utopistica del mondo nella quale tutto si puo' scegliere e accettare presuppone la rimozione del rapporto di continuita' tra le generazioni. E' il rifiuto dell'eredita' paterna che una volta si chiamava "degenerazione". Eppure, termini come questi evocano ancora oggi nazisti, fascisti e mali assoluti assortiti. L'uomo e' un predatore anche per l'altro uomo, quindi la prudenza della Storia e' necessaria. Se la si rifiuta si finisce cosi'.

      G.Stallman

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  5. Onestamente? Io vedo una marea di povertà e ignoranza, di svariata forma e colore, aizzati l'uno contro l'altro da una minoranza che prospera sulle disgrazie di questa, minoranza il cui nocciolo duro non muta mai nei secoli e che ammette temporaneamente al banchetto chi meglio può essere strumento di attuazione del programma di mantenimento ed espansione del privilegio.
    Lara Baravelli

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  6. Anonimo13:21

    Poverta' e ignoranza sono concetti che possiamo capire solo noi occidentali. Le dinamiche sono molto piu' profonde ed elementari. Io mi relaziono al problema in modo semplice: devi occuparti della pistola che ti sta sparando addosso, ma non puoi compiangere i proiettili scagliati contro di te. Perlomeno ti devi occupare di schivarli.

    G.Stallman

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  7. Anonimo13:27

    E' vero. Pero' quando vedi ovunque documentari che ti narrano quanto i pigmei siano pacifici sei portato a credere che le cose stiano proprio cosi'. Personalmente, da quando sono stato in Ruanda ed ho visto l'esito della guerra tra hutu e tutsi, ho capito che erano tutte balle. Ma la maggior parte della gente crede che in SA il folklore sia quello delle vuvuzelas.

    G.Stallman

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  8. Anonimo15:33

    "I bianchi hanno un futuro in Sud Africa?

    Ma nemmeno in "europa"....
    Ma almeno i PDoti spariranno "cornuti&contenti" :-)
    ws

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  9. Ho chiesto a un amico italiano che ha sposato una donna sudafricana cosa ne pensa: ecco la sua risposta:

    "Purtroppo e' vero. Lo vedo con le 4 sorelle di xxxxxx. Fanno tutte 2-3 lavori e stentano ad arrivare a fine mese.
    Il paese e' in declino rapido e l'esaurimento graduale di risorse minerarie potrebbe far si' che le influenze stabilizzatrici di Europa ed USA (dettate da meri interessi economici) vengano meno.
    Sono successe 2-3 cose che hanno creato una classe di bianca in miseria totale, ridotti a vivere in "slums" come accade per la popolazione nera in tutta l'Africa:
    - i bianchi hanno perso l'accesso privilegiato ai posti di lavoro a piu' alta remunerazione - infatti e' previsto che in ogni posto di lavoro vi sia almeno il 60% di neri (o una cifra del genere)
    - la classe nera al potere e' tra le piu' corrotte d'africa. Non si cura del benessere ne' di bianchi ne' di neri. L'avere bianchi in miseria e' in realta' un'asso dal punto di vista politico, in quanto la retorica dei politici neri e': cari fratelli neri siete poveri a causa dei bianchi egoisti ed avidi.......quanto in realta' sono 15 anni da che I neri sono la potere ed I bianchi non si possono piu' accusare
    - la riforma anit-apartaid e' stata un lavoro di facciata orchestrato da multinazionali (risorse minerarie, legnami, agriculture e ricardati pure che sino al '90-'95 qualunque prodotto per il mercato sub-sariano o medio-orientale era fatto in sud-africa) e da interessi politici (le forze speciali sudafricane hanno sempre lavorato in cooperazione stretta con forze equivalent israeliane, americane ed inglesi)........risultato: non una democratizzazione, ma una ridistribuzione della ricchezza dal 5% di bianchi al 1% di bianchi e 10% di nuovi ricchi neri...il resto dei bianchi e neri sono stati inculati alla pari, con i bianchi biasimati per le dure condizioni della maggioranza dei neri".

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  10. Si stava meglio quando c'erano i film come "Ultimo mondo cannibale".

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  11. Anonimo18:10

    E' triste ma e' cosi'. Una mia amica mi ha fatto notare come Bokassa volesse ammazzare L.Dini. Non so se volesse bollirlo nel classico pentolone del folclore locale. Ben magro brodo, visto che era cosi' rinsecchito. Beh, a sparire e' stato Bokassa. Ultimo e irripetibile successo del coriaceo predatore europeo.

    G.Stallman

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  12. Delle terre coltivate "restituite" per legge ai neri, solo il 10%, dopo il passaggio ai nuovi proprietari continua a produrre come prima ed il fenomeno delle aggressioni e massacri ai danni degli agricoltori bianchi sta provocando il declino del settore agroalimentare perché nessuno investe nelle proprie aziende, oltretutto minacciate sempre più frequentemente da voci di esproprio. Ciò rischia di provocare una catastrofe alimentare che colpirebbe l'intera popolazione sudafricana.

    Lameduck troppo giovane per aver conosciuto la parabola della fu Rodesia?
    Ci risiamo.

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  13. Notare come tutto parta da un fin di bene, da un principio di giustizia, il desiderio di riparare i torti subiti in passato ma poi finisca per creare una forma rovesciata di apartheid. Il male che si nasconde così bene nei panni della bontà, che conosciamo fin troppo bene.
    ...
    ...la pretesa che i bianchi debbano comunque sempre qualcosa alle altre razze - che non sanno andare oltre il chiagni e fotti, per altro - che il loro benessere non sia frutto di merito ma sia stato rubato e quindi sia giusto rubarglielo.


    No non l'abbiamo ancora capito perchè in tal caso il Vaticano sarebbe già stato dato alle fiamme.

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  14. Massimo Gomez19:30

    Leggevo la rivista intitolata "Realtà sudafricana", distribuita anche in Italia con dei canali particolari, forse quando il più vecchio commentatore di questa pagina non era neppure nato. Anche parte dei miei parenti erano sudafricani di origine italiana. Vi posso dire che l'apharteid era del tutto falsa...inesistente. In un paese dove solo il 5% della popolazione era costituita da bianchi, vi immaginate cosa poteva essere andare in discoteca e trovarvi soli altri 4 individui come voi ed altri 95, pronti a farvi la pelle? Alcune misure precauzionali, poi impropriamente definite "segregazione" erano indispensabili. D'altronde avete mai incontrato il muratore o il portuale al circolo degli artisti? Oppure il poeta intellettuale nella bettola del quartiere? Non sono forse certi tipi di locali, definiti anche presso le nostre democraticissime capitali europee, definiti "esclusivi"? Cos'altro è esclusività, se non apharteid? Perchè in SA tutta questa ipocrisia? Il fatto è, che si è voluto distruggere un popolo, che era l'esempio vivente del fatto che, le distinzioni razziali esistono eccome, esso era l'antitesi della società multietnica che è al centro del piano Kalergi, piano che non ho alcun timore di citare, senza la minima preoccupazione di essere scambiato per complottista, perchè se c'è un argomento, fra tutti quelli cosiddetti di matrice cospirazionista, il piano Kalergi è quello che in alcun modo può essere smentito. Non a caso il SA pre Mandela, vide la sua fine, mentre qui cominciavamo a venire accusati di razzismo, quando, me lo ricordo come fosse oggi, fu preso un caso di comune teppismo, e spacciato per razzismo. Una signora somala fu coinvolta in un diverbio per un posto in autobus, e il giorno dopo i giornali, certi giornali, già titolavano a caratteri cubitali la parola xenofobia, che per la prima volta appariva sui nostri rotocalchi...

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  15. Anonimo14:47

    Eccellente articolo, complimenti. Ma non trovi un editore che pubblichi reportage del genere?

    P.S.: l'unica cosa che non capisco è perché uno associ il Sud Africa all'uranio, visto che saranno sì e no il decimo produttore mondiale.
    http://www.world-nuclear.org/information-library/nuclear-fuel-cycle/mining-of-uranium/world-uranium-mining-production.aspx
    Io lo associavo al platino, oltre che ai diamanti e all'apartheid.
    http://minerals.usgs.gov/minerals/pubs/commodity/platinum/mcs-2015-plati.pdf
    Ma sono cosette.
    Keep up the good work!

    Fartzilla

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  16. Sono senza parole, grazie per quello che fai.

    Diego

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