lunedì 11 settembre 2023

I ROVELLI DI OPPY

 

Giorni fa, senza aver visto il film ma basandomi sulle foto di scena che circolavano e su un mio certo intuito, più che femminile, cinefilo, realizzai questo meme per Twitter.
Stasera, di ritorno dalle tre ore di "Oppenheimer" devo purtroppo confermare ciò che avevo subodorato. Stavolta Christopher Nolan ha toppato.
Premesso che un film per durare tre ore deve essere "Via col Vento" o avere il montaggio insuperato di Pietro Scalia in "JFK", la triste verità di "Oppenheimer" è che, dopo una mezz'orata abbondante di biografismo wikipedista, ovvero tutto ciò che già sapevi e ti saresti aspettato di vedere sul "prima" dell'uomo dietro la bomba, con Cillian Murphy impegnatissimo ad interpretare nel modo più didascalico possibile lo stereotipo dello scienziato borderline, ebbene il film decolla solo quando entra in scena Matt Damon (nei panni del generale Leslie Groves), il quale ruba la scena al protagonista senza pietà e con cristallina volontà di nuocere.
Questo però è solo il più clamoroso dei momenti imbarazzanti o, come dicono i giovani, "cringe", di questo film, che ne colleziona a bizzeffe, assieme ahimé alle occasioni mancate.
Come la mela avvelenata, citazione della modalità di suicidio scelta veramente da un altro scienziato, l'Alan Turing padre del calcolatore elettronico.
Oppure la sottile misoginia che aleggia sulle due uniche figure femminili (in effetti la Bomba non è roba per signorine), con la Emily Blunt e la dea delle crisi di nervi Florence Pugh relegate ad offrire nient'altro che momenti-donna e una delle scene di sesso più cringe degli ultimi anni. Certo, se scegli la Regina di Maggio di Midsommar, poi la fine è inevitabile, Chris.
Murphy, dalla costante recitazione quasi espressionista Eyes Wide Open del Cesare sonnambulo del "Doktor Caligari", non sembra entrare nel personaggio se non quando ne calza l'iconico cappello, che però alla fine fa venire in mente più il personaggio dell'alter ego di Johnny Depp interpretato da John Turturro in "Secret Window" che il vero R.J. Oppenheimer. Una presenza, un'apparizione, un cartonato, più che un'incarnazione. Pensiamo solo all'Austin Butler diventato letteralmente Elvis redivivo corpo-voce nel recente biopic di Luhrmann.
Quel vero Oppenheimer che, dopo le tre ore del biopic di Nolan, per noi resta invece un mistero avvolto in un enigma. Era nient'altro che il solito scienziato al limite con un piede già nella psicopatia così utile a Lascienza e quindi al Potere, insomma c'era, oppure ce faceva, era un freddo doppiogiochista che si è riciclato dopo il misfatto come coccodrillo in lacrime da copertina? La risposta è proprio nell'ambiguità irrisolta del personaggio? Può darsi.
E gli altri personaggi? Truman è proprio lo stronzo che deve essere chi dà ordine di lanciare una bomba su una città popolata; e Teller è esattamente lo stronzo che deve essere chi, mentre sta costruendo la bomba più micidiale della storia, già pensa di realizzarne una ancora più distruttiva.
Einstein viene ridotto ad una specie di umarell che va a guardare le papere al laghetto al posto del cantiere.
Appena un minimo accenno sindacale per Heisenberg e Fermi, che avrebbero meritato una menzione ben più approfondita sul rispettivo ruolo nell'evocazione dell'eone atomico.
Dal punto di vista filosofico, bello seppur scontatissimo l'accenno iniziale a Prometeo che ruba il fuoco agli dei e la citazione "Ora sono diventato morte, il distruttore di mondi" dal Bhagavadgītā, che però rimangono perle gettate ai porci invece che spunti da approfondire. Magari per capire il perché della scelta del nome Trinità (citazione da John Donne) dato da Oppenheimer al primo test atomico.
Inutile aggiungere che la terza parte del film, quella sulla questione personale tra Oppy e il suo accusatore e le interminabili sedute della commissione, andrebbero affidate alle cure sapienti di Edward Mani di forbice, rappresentando un vero accanimento terapeutico sul povero Cillian, che a quel punto non ne può più di Oppy.
In conclusione, se in tre ore l'unico momento veramente emozionante di un film su Oppenheimer è quello quando esplode la bomba, ovvero il momento della pura azione piuttosto che quello del pensiero, c'è da riflettere veramente sul destino degli attori e sull'ipotesi che, ai prossimi Oscar, quello all'attrice non protagonista non vada proprio a "The Gadget*, ovvero alla Bomba".

* Nome dato al primo ordigno nucleare esploso ad Alamogordo.

sabato 14 gennaio 2023

HUMUS DI LOMBROSO

 



Un articolo sul Foglio scritto da un ricercatore che, parlando nei suoi pezzi di "immondizia novax", per cotale volgarità dialettica non meriterebbe nemmeno attenzione, mi offre tuttavia lo spunto per un'osservazione sul carattere tutt'altro che moderno della scienza e sul suo lato oscuro sempre in agguato e ultimamente predominante.

L'articolo, forse influenzato dal passaggio della cometa di Neanderthal sui nostri cieli ma più probabilmente da altre congiunzioni astrali, ci offre un interessante spiegone su "Come il “Neanderthal che c'è in noi” influenza i nostri tratti neuropsichiatrici."

L'articolo ci informa che vi sono scienziati che studiano avidamente il DNA fossile del Neanderthalensis, nonostante la difficoltà nel reperire materiale genetico di una specie umana che si estinse una quarantina di migliaia di anni fa, materiale che sopravviverebbe in una percentuale tra l'1 e il 4% in noi umani moderni, ma solo in quelli europei non-africani. Le cause della completa sparizione del Neanderthal non sono certe, anche se si parla di ibridazione con il Sapiens, eliminazione fisica (genocidio), selezione sessuale, competizione o sostituzione per rimpiazzo. Suona familiare.

La sostituzione del Neanderthalens (in grigio chiaro).

Identificati con grande difficoltà, immagino, i geni di Neanderthal, in laboratorio si è stabilito che essi sarebbero responsabili di un scarsa propensione all'elaborazione sociale e in qualche modo ci predisporrebbero addirittura ad un più elevato rischio di schizofrenia. Calma, sento già il nome del grande fratello scienziato aleggiare nell'aria, ma non ho ancora finito. Cito dall'articolo:

" Per quanto riguarda il nostro cervello e la sua anatomia, in particolare, si è trovato che gli individui moderni che portano più varianti genetiche di origine Neanderthal hanno forme del cranio che assomigliano maggiormente ai resti cranici di Neanderthal e contemporaneamente le regioni del cervello sottostanti mostrano variazioni strutturali che correlano con il grado di introgressione di DNA antico."

Eccolo. A lungo evocato dalle Eusapie Palladino delle pagine scientifiche di ciò che resta dei giornali, alfine lo spettro di Cesare Lombroso si è appalesato. Questa paleopsichiatria per immagini che scava nelle città morte dell'atavismo, queste Troie dove ancora si allevano cavalli da riempire di subdoli achei, hanno sfornato l'ennesimo delinquente genetico, il criminale atavico e irredimibile perché marchiato nel codice primario. 
Cesare Lombroso, è sempre bene ricordarlo, fu colui che affermò che la delinquenza atavica degli italiani meridionali, quindi in teoria di tutti loro, si riscontrava però solo:

"«In quella gran parte di essi che non appartiene alla classe dirigente, cioè che non ha accettato l’unificazione nazionale». (1)

Oppure che non ha accettato il trattamento sanitario obbligatorio, diremmo oggi. Non so se Lombroso avrebbe definito immondizia i "novax" ma di certo avrebbe bramato uno dei loro crani per la sua collezione, per studiarlo attentamente.

Il paragone con i novax non è campato in aria perché, in un precedente articolo della medesima rubrica, il ricercatore ecologico ci aveva avvertito che: "Se alcuni individui sono più esposti a sviluppare danni respiratori gravi causati da Sars-CoV-2 è per l’antico incontro con i Neanderthal". 

Insomma siamo tutti "ignoto uno" senza saperlo, e quella fossetta sul cranio lo dimostra. Preistorici residuali sabotatori della nuova grande ibridazione, quella con la macchina. Antichi, ribelli, folli e menefottisti. Portatori di inaccettabile imperfezione, già una volta pseudospeciati e ora pronti per la nuova espulsione dal mondo dei perfetti perché geneticamente, quindi razzialmente (non giriamoci attorno) inferiori e pericolosi.

Ah, la Scienza quella bella, moderna, progressista, positiva. Quella che non si può definire cagna perché sarebbe fedele all'Uomo e invece brama di tradirlo con la macchina, e che della bestia è solo figlia, 

Basatissimo comunque, questo Neanderthal. 


"I'm a neanderthal man
You're a neanderthal girl
Let's make neanderthal love
In this neanderthal world."

Neanderthal Man, Hotlegs, 1970."



Note: (1) Lara Pavanetto "Vincenzo Verzeni. Il serial killer della bergamasca", Intermedia Ed. 2022

martedì 16 agosto 2022

Dello spiegonismo e dei divulgatori scientisti

 


La scomparsa di Piero Angela, personalità della televisione già collocata da tempo per meriti conseguiti sul campo nell'Olimpo degli indiscutibili ed intoccabili, ne ha provocato l'immediata santificazione e la definitiva elezione a maestro asceso. Del resto non vi è stata tendenza scientifica, innovazione tecnologica o versione ufficiale che Angela non abbia somministrato amorevolmente per decenni dal teleschermo ai suoi spettatori adoranti, come un benefico medico vaccinatore della mente.

A questo proposito, seppur nel tripudio di lodi per una carriera indubbiamente meritoria e indefessa dedicata alla divulgazione del Pensiero Unico Scientifico, qualcuno non ha potuto fare a meno di ricordare le ultime dichiarazioni di un Angela intervistato da Lucia Annunziata nel dicembre scorso sulla pandemia, con le sue raccomandazioni di partecipare ai cenoni non solo da "tutti vaccinati" ma anche da tamponati di fresco il giorno prima. Consiglio di rivedere quell'intervista, qui in frammento, perché l'Annunziata che parla di vaccinare "militarmente" tutto il mondo è un ottimo memento di ciò che era stato pensato per noi e ci è stato inflitto per due anni, e che ora si vorrebbe dimenticassimo per evitare di farci apostrofare di rancorosi ingrati rompicoglioni mentre ci rifiutiamo di correre a rivotare in massa coloro che volevano tanto salvarci ma non hanno potuto farlo.  Anche l'accenno di Angela nell'intervista al problema della gente che si sposta con l'aereo e quindi sparge l'immondo virus come nei più triti cliché dei film pandemici, è un indizio niente male di quanto egli fosse acutamente addentro alle ultime tendenze del mondonovismo; come il limitare gli spostamenti se non in bicicletta e il disincentivare i viaggi, da sostituire magari con sedute di realtà aumentata nel salotto di casa. Talmente addentro che, ad esempio, nel 1986 e nel 1987, in era ante Greta, egli condusse dal Palazzetto dello Sport di Torino, davanti a ottomila spettatori, due prime serate su Rai 1 sui problemi del clima. Piero Angela è stato anche, con il CICAP, l'importatore ufficiale in Italia della figura del debunker, ovvero del difensore dell'ortodossia PUS e demolitore controllato di ogni teoria che deviasse dal solco tracciato dall'aratro de Lascienza, nel frattempo sempre più decaduta a ectoplasma dello Scientismo.

Aldous Huxley sosteneva che nell'opera tarda degli artisti e degli intellettuali in genere, vi fossero nascosti i loro "frutti più prelibati", come risultato di una loro maturazione personale e culturale che li rendeva compiutamente il prodotto dell'evoluzione di ciò che furono da giovani. Non si può non pensare, per associazione d'idee, alle imbarazzanti uscite di un grande vegliardo e scienziato come Noam Chomsky il quale, in questa intervista e in altre dichiarazioni, si è lasciato andare ad un'aperta invocazione all'emarginazione ed isolamento attivi delle persone non vaccinate, fino a dire che quello del loro futuro  sostentamento, a quel punto, sarebbe stato da considerare "un problema loro", non della società che avrebbe dovuto da loro difendersi.                            

Lo scienziato e lo scientista si ritrovano quindi uniti nella lotta contro il libero arbitrio, supremo e sacro principio umano. E' la riprova che Scienza e Scientismo sono ormai indistinguibili e che, come negli ultimi stadi delle sindromi schizofreniche, uno dei due ha preso il sopravvento. Il covid ha funto da implacabile e spudorata livella, e il  celebre motto burioninano "la Scienza non è democratica" non era una frase ad effetto ma La Rivelazione, il frutto raccolto dell'opera tarda dello scienziato e la definitiva epistemologia.

I media sono stati la cinghia di trasmissione di questo delirio. A differenza di Mike Bongiorno che ebbe il compito, recitando la parte dell'ammeregano finto ignorantone, di distrarre il popolo con il gioco divenuto poi culto del nozionismo e della conoscenza da fenomeni un po' idiot savant, e di Alberto Manzi (fortemente voluto in RAI da Aldo Moro) che invece insegnò veramente a leggere e a scrivere agli analfabeti e ai bambini dell'epoca, in una sorta di paleoDAD, una delle poche evenienze di vera utilità sociale della televisione, Piero Angela fu il sommo divulgatore, un'Alexa autorevole ma sottilmente ironica e molto British e soprattutto colui che introdusse in Italia lo spiegone. 

Lo spiegone è la vaccinazione di massa contro la capacità di ragionare autonomamente che ci farebbe davvero imparare e per sempre; è l'indottrinamento mediante la somministrazione del pensiero unico a cucchiaiate bollenti. E' anche un complesso e piuttosto subdolo sistema di strumenti di controllo mentale che rivela la necessità da parte del sistema di ottenere la regressione degli adulti alla fanciullezza e la fissazione dei giovani all'adultescenza; la dipendenza affettiva dai surrogati genitoriali, il reset a tabula rasa della coscienza, richiesta ad un popolo da addestrare alla mancanza di democrazia e che ci si appresta a curare  dalla dipendenza dalla libertà. Un popolo di scolaretti bendati che hanno bisogno del link, della fonte, del permesso per pensare da parte di coloro che "aprano loro gli occhi" e che accettino infine, ad esempio, la terapia senza fare domande e "per il loro bene". Un'atroce psichiatrizzazione di massa in assenza di manicomi, se volessimo proprio esagerare con le analogie. 

Il vero maestro è invece colui che applica la maieutica, ovvero mette in condizione l'allievo di giungere da solo alla risoluzione del quesito ed alla scoperta della verità, come frutto del proprio ragionamento e della propria esperienza. Come fa lo psicoterapeuta che conduce il paziente a scoprire da solo quale comportamento o atteggiamento promuovano il suo equilibrio e benessere psicologico ideale, conducendolo fuori dallo stato di sofferenza. Il terapeuta e il vero maestro non devono convincere o indottrinare, ma fornire solo  gli strumenti per giungere autonomamente alla guarigione e alla conoscenza. 

Guarigione e conoscenza sono atti di volontà propria, di libero arbitrio. Bisognerebbe ricordare sempre che, a meno che non rientriamo nell'età scolare, grossomodo dai tre ai venticinque anni, nessuno ha diritto di "spiegarci" qualcosa e noi non abbiamo il dovere di "capire" alcunché, finendo dietro la lavagna se ci rifiutiamo di farlo. Figuriamoci se si tratta non di materie scolastiche ma di opinioni, atteggiamenti o comportamenti al di fuori dell'ambito scolastico e tra adulti e immunizzati. Si tratta unicamente in quel caso di manipolazione e lo spiegonista difatti si riconosce subito dall'utilizzo frequentissimo di due verbi declinati in senso sottilmente imperativo: capire e spiegare

Lo spiegonismo ed il suo clero, ovvero la pletora di insegnanti, professori, divulgatori a vario titolo ed esperti televisivi esplosi come schegge di granata su tutti i media, social compresi, possono offrire solo la pappa predigerita agli uccellini di nido che porgono loro il gozzo, pronti ad ingoiare di tutto perché oramai incapaci di digerire altro. Non offrono conoscenza, dubbio e ricerca ma l'unica versione dei fatti e prima di tutto la fede cieca nella loro onestà e benevolenza. Non si preoccupano nemmeno della coerenza delle loro affermazioni, tanto esse sono insindacabili. Sono lì per spiegarci con lo spiegone. Cosa? Qualunque cosa.                                                                                                                          Nella preistoria dello spiegonismo ancora limitato alla scatola infernale da salotto, Piero Angela affermava: «Quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua: ma di chi non ha saputo comunicare. Cioè dell'autore.»  Qui siamo ancora, bontà sua, al lato benevolo dello spiegone, allo spiegonista in buona fede. "Non hai capito, non è colpa tua".  Poi le cose sono cambiate.

Se la televisione da sempre veicolava, collettivizzandoli, idee e schemi comportamentali; se agiva sulle emozioni tarpando il pensiero logico a suon di fallacie, e preparava quindi il terreno, ora è la Politica (o ciò che definiamo con quel termine, in pratica ciò che resta di essa, l'ennesimo ectoplasma) che negli ultimi anni si è assunta in proprio il compito di spiegare e far capire agli adulti rinfanciulliti (soprattutto sui social media) al fine di poter agire più efficacemente quei meccanismi di aggancio, seduzione, rinforzo intermittente che si traducono in controllo mentale. Per questo abbiamo questa esplosione di professori che spiegano, che ci hanno insegnato tanto, che ci hanno aperto gli occhi ed ai quali siamo tanto grati per ciò che fanno. Tanti Pieriangela in incognito che ci fanno finalmente uscire dalle tenebre dell'ignoranza non più scientifica ma politica, sempre che non pretendiamo di alzare la mano e chiedere spiegazioni, non spiegoni, perché allora sono guai. Si riconoscono facilmente anche gli alunni secchioni degli spiegonisti. Sono coloro che utilizzano anche inconsciamente il linguaggio di gruppo ritrasmettendone all'infinito le frasi stereotipate o hanno introiettato il linguaggio del docente e perfino il suo comportamento abusante. Una situazione che non ricorda tanto un'aula scolastica o parlamentare quanto piuttosto il refettorio di una setta o il Panopticon.

Se la Politica si è ridotta a quest'ultimo tentativo disperato di terapia abusiva ed abusante che comporta la non elaborazione del transfert e l'instaurazione di una relazione tossica tra elettore/bambino/alunno ed eletto/adulto/maestro, e che in caso di proprio fallimento si dedica alla colpevolizzazione di chi "non ha capito nonostante gli avessimo spiegato", vuol dire che è proprio finita. Se i suoi rappresentanti sono solo alla ricerca di una scialuppa dove saltare trasvestiti da donna con il bimbetto piangente in braccio, non è degna di essere ascoltata perché, nonostante gli spiegoni sulle buone intenzioni e le circonvenzioni anulari, dopo questi ultimi due anni da incubo, non potrà mai renderci la sicurezza della libertà.

Nulla è perduto, tuttavia. Al riparo dalla grande menzogna, la Politica e la Scienza attendono impazienti la cacciata dei rispettivi usurpatori.



"Qualcuno spiegò con chiarezza che la compressione dei diritti economici della maggioranza avrebbe portato alla compressione delle libertà individuali. E facendolo, si mise nei nostri panni. Il partito cui appartiene ora lotta in difesa nostra. Per questo #Credo"

Cit. Anonimo Alunno su Twitter



giovedì 28 luglio 2022

MEMORANDUM DELL'ELETTORE STANCO DI GUERRA

Domenico Rambelli, "Fante che dorme"


IN MORTE DELLA SECONDA REPUBBLICA.

In fondo la fine della seconda repubblica assomiglia a quella della prima, ossia è stata preannunciata da un'operazione di manipulitismo forcaiolo e poliziesco; solo che stavolta ha agito al contrario, al fresco si è preferito rinchiudere preventivamente non i corrotti ma il popolo, affinché si decidesse a collaborare a compiere attivamente il proprio designato tragico destino. Trent'anni fa la carcerazione come arma di persuasione servì a spazzar via il complesso politico-industriale che aveva gestito i primi quarantacinque anni di una fase espansiva e di accumulo di capitale in un paese sconfitto dalla seconda guerra mondiale tanto quanto il Giappone e la Germania, ma lasciato autoconvincersi di aver vinto qualche bambolina alla riffa della guerra fredda, e che, nonostante la rimozione chirurgica quasi totale dei propri attributi di sovranità, si era permesso di diventare un paese insperatamente ricco. Troppo, perché il denaro rende liberi.

Dopo la demolizione della prima repubblica ancora dotata di fondamenti di concretezza: cemento, mattoni, acciaio, sudore e soldi veri, dovendosi inaugurare un periodo di progressivo trafugamento con destrezza delle ricchezze accumulate dall'Italia, per non disturbare coloro che stavano scavandosi la strada verso il caveau, fu instaurato un bipolarismo fantoccio, manciuriano, risultato di una sopraffina psyop; la blasfema rappresentazione della dialettica politica affidata a due parti contrapposte ma facenti parte di un unico corpo. Una divinità bifronte da adorare per i prossimi decenni ed alla quale sacrificare le proprie anime, possibilmente assumendo oppio televisivo che ottunde e stordisce e non fa sentire dolore.
Da una parte i basisti della sinistra.  All'inizio ciò che restava del PCI, gli unici salvati dalle acque limacciose della corruzione partitica endemica (e gli omini rossi au bon coeur non hanno ancora capito il perché di quella insperata immunità), incaricati di portare a termine la finanziarizzazione della lotta di classe e colorare di fucsia il barbone di Marx, per auspicare la perfetta cacotopia ultra-alienante della sinistra radicale del denaro virtuale, dei sessi fluidi e dell'ibridazione coatta con il non-umano. Sinistra diluitasi progressivamente nella parodia veltronista dei democratici americani, in attesa della presa in carico della sinistra fabiana della zampata finale. I sinistri che più borghesi non si può, quelli che nei film di Sorrentino si prendono sul serio fingendo di percularsi. I conformisti che più conformisti non si può, abitanti mansueti del paese dell'antifascismo reale, terrorizzati dalla messa in discussione dell'ortodossia del politicamente corretto ma incapaci di capire cosa il capitalismo dei padroni stia facendo loro in quel preciso momento, proprio all'interno del loro corpo.

Dall'altra parte della scacchiera, stesse pedine delle quali cambia solo il colore, la parodia cialtrona del capitalismo italiano medio e della sua borghesia di riferimento. Non più Mattei (Enrico), visioni distributiste e difesa delle vere istanze sociali, bianche o rosse che fossero, ma un liberalismo Kansas City che delocalizzava al Nord l'Alberto Sordi del maccarone del primo dopoguerra dell'Operazione Husky, sublimandolo nell'Alberto Nardi imprenditore fallito e cialtrone che dipende dalla moglie ricca (l'Europa?) e può sperare solo, come un'avvoltoio, di prosperare dalla sua morte. 
Il cumenda, i bauscia dal milanese spetascià e una specie di sorcina in tailleur che parla come la Cortellesi in "Come un gatto in tangenziale" è l'idea finale, o meglio terminale, di "Destra" che hanno avuto per l'Italia gli sceneggiatori hollywoodiani del cinepanettone vivente della seconda repubblica.

Nel paese pilota della realizzazione del mondo nuovo cacotopico, il bipolarismo fantoccio e fasullo secondorepubblichino, basato su interessi esterni se non francamente alieni e ostili, alimentato sulla base dell'unico principio occulto del gatekeeping multiforme e autorinnovantesi in sempre nuove versioni e confezioni, aveva bisogno di una campagna elettorale permanente con la quale appassionare le due fazioni apparentemente contrapposte ed inconciliabili, in realtà da sempre trombamiche, con il metodo già utilizzato per la fidelizzazione dello spettatore alla telenovela, sperimentato negli anni ottanta dalle tv commerciali.
La politica diveniva quindi sostituta del calcio, già sostituto della guerra, sublimata nella finzione televisiva per tenerci impegnati nel gioco di ruolo della democrazia liberale e soprattutto non disturbare gli scassinatori  durante la partita. Il mondo per il quale Silvio Berlusconi era il personaggio ideale.

IL GATTOPARDO E I SUOI GATEKEEPER.
Per controllare il risultato della partita  "perché nulla cambi veramente" in un paese a sovranità limitata ma poter animare comunque la democratura, occorre che siano disponibili in panchina giocatori sempre freschi e pronti per il gatekeeping, anche per far riposare i titolari.
L'idea che il primo partito gatekeeper della repubblica sia stato il M5S è errata. Per offrire un quadro completo del fenomeno legato al mantenimento da parte delle vestali di turno del fuoco sacro della nostra sovranità limitata, offrendo periodicamente al popolo l'illusione che qualcuno possa cambiare le cose, bisogna risalire ai primordi dell'Uomo Qualunque di Giannini e poi al Partito Radicale, propugnatore di ogni dissoluzione appunto di sinistra radicale e poi un giorno, improvvisamente, mutato in una variante iperliberista e superatlantica "di destra" che mimava la parabola dei neocon passati  dal trotskismo all'ultracapitalismo. In questo caso sono gli omini verdi a non aver ancora capito il perché di quella conversione a U.

Il gatekeeper spesso viene smascherato dall'uso di terminologie e metodi di gestione politica non autoctoni, in specie angloamericani, ovvero padronali. Direi che l'inglese è quasi il marker del gatekeeping. Il "meetup" del movimento originario di Beppe Grillo, ad esempio, derivava dal nome di un social network nato dopo l'undici settembre, utilizzato dal candidato democratico  Howard Dean durante le primarie del 2003. Così come il "caucus", che sento purtroppo citare ultimamente nelle file dei dissidenti in corsa alle prossime elezioni dietro ad insegne con troppo arancione. Abbiamo già il termine "assemblea" e l'uso del linguaggio e dei simboli è sempre importante e mai casuale.
Non può non venire in mente inoltre il "contratto con gli italiani" di Silvio Berlusconi nelle elezioni del 2001, preso pari pari dal "Contratto con l'America", il manifesto elettorale dei Repubblicani durante le elezioni parlamentari statunitensi del 1994. 
Curiosamente non si pensa mai a Forza Italia come gatekeeper ma in fondo nacque dal nulla da una campagna pubblicitaria geniale basata sul teaser, recitò per vent'anni la farsa della "lotta al comunismo" all'insegna del patto del noli me tangere reciproco con i "comunisti" e al momento opportuno si fece da parte per far governare finalmente i tecnici alla Mario Monti, per poi ritornare in perfetta mansuetudine ad offrire i ministri all'altezza  e alla bassezza della situazione covid, in comunione di spirito e di corpo con il socio leghista
Già, la Lega. A parte il ruolo di disturbo ai limiti dell'eversione dei primi tempi, con le minacce secessioniste e i vagheggiamenti di vietnamizzare l'Italia separando un Nord prosperoso (oggi diremmo cacciavitaro) da un Sud da dare in gestione alle mafie, fu proprio su proposta leghista che, all'interno di una revisione della legge sui "reati d'opinione", nel 2006 fu approvata (governo Berlusconi e PdR Ciampi) la depenalizzazione se non abrogazione di una serie di reati contro l'integrità dello stato.
Allo stesso tempo, la Lega ha sostituito Berlusconi come spauracchio del fascismo e del razzismo ad usum piddini, intestandosi la lotta di pancia contro l'immigrazione, e ha cavalcato abilmente alcune battaglie, come quella per l'uscita dall'euro, poi inspiegabilmente abbandonata quando su di essa aveva costruito un notevole consenso e ne era diventata punto di riferimento. E' il partito delle promesse mancate, in quanto non siamo mai usciti dall'euro, non vi è stata la secessione, gli immigrati continuano ad essere deportati in Italia ai ritmi di sempre; quando stava finalmente governando ha preso il pallone, l'ha bucato e se n'è andata e il suo ruolo di opposizione ai successivi governi piddinocentrici è stato irrilevante, se non connivente.

L'ECCEZIONALITA' PERMANENTE E IL PUNTO DI NON RITORNO.
Inoltrandosi nella selva oscura della gestione della pandemia, divenuta colpo di stato permanente, la politica italiana ha raggiunto un punto di non ritorno. Si è trattato di una cessione dell'anima propria ed altrui, della lucida scelta di un percorso irreversibile e collettivo di dannazione. Il male perpetrato sul popolo, che solo un tribunale potrebbe giudicare se frutto di ignavia o "cristallina volontà di nuocere", per citare il Pedante, non è in ogni caso di quelli emendabili dagli uomini. Ci penserà il Dio del Vecchio Testamento, a suo tempo.

Eppure nel Panopticon Italia, dopo due anni e mezzo di alternanza tra domiciliari e libertà vigilata per tutti, di 41 bis per una consistente fetta di noi "disertori" e di braccialetto elettronico e obbligo di firma per chi accettava la logica carceraria del capitalismo della sorveglianza come male necessario a sconfiggere una pandemia credibile come la buona fede di chi l'ha cavalcata e volutamente malgovernata, il Gattopardo ci concede graziosamente ed inaspettatamente il rito orgiastico del voto. Come niente fosse stato, come se nessuno fosse stato perseguitato e danni incalcolabili fossero stati provocati.
Con quale coraggio, direte voi, ci chiedono con  il sorriso da stronzo sui pochi manifesti affissi, di legittimare tutto ciò che di illegittimo ci hanno fatto, si suppone al fine di poter continuare ad infliggerci in futuro violenze che, a quel punto "avremo noi richiesto"?
Con il coraggio di chi è convinto di aver ormai rinchiuso le bestie nel recinto e di poterne fare ciò che desidera, perché la sua salvezza è dipesa dal numero di capi che è riuscito ad acchiappare ed imprigionare e Moloch ora è abbastanza soddisfatto ma non del tutto. 


LA POLITICA DI NARCISO. SE LO CONOSCI LO EVITI.
E' utile a questo punto cercare di capire perché il rapporto tra gli attori del bipolarismo fantoccio sia degenerato fino a diventare quello prettamente sadiano tra vittima e carnefice. 
Questi tempi non solo di guerra ma di Rivelazione apocalittica, stanno facendo cadere tutte le maschere che nascondevano il vero carattere sociopatico del capitalismo delle multinazionali. In particolar modo abbiamo potuto finalmente notare, grazie alla TV ma soprattutto ai social, l'impressionante incidenza del carattere narcisistico nei ranghi degli amministratori della cosa pubblica. Una tale ricorrenza e frequenza da far pensare che la politica post-ideologica abbia cinicamente ricercato e trovato nel soggetto affetto da disturbo narcisistico della personalità il suo attore e candidato ideale e nella relazione tossica tra narcisista e dipendente affettivo la sua dialettica - se mi concedete il gioco di parole - di elezione.
Il narcisista patologico è un sociopatico incapace di empatia. E' manipolatore, è un vero e proprio vampiro dell'energia altrui, pretende assoluta devozione ma non dà nulla in cambio. Generalmente invidioso e consapevole dei suoi limiti, è tuttavia intollerante alle critiche, sia nella variante istrionica e palese che in quella passivo-aggressiva e nascosta. In entrambi i casi è tuttavia soggetto da evitare in quanto abusante. 
Il narcisismo patologico in politica non crea un rapporto sano e autorevole di reciproco rispetto tra rappresentante e rappresentato ma appunto una relazione tossica e psicologicamente abusante di tipo autoritario tra manipolatore e manipolato. Come avviene nelle relazioni private e nei contesti settari, l'elettore sarà inizialmente catturato con promesse e moine, con quello che si definisce "love bombing"; verrà poi sottoposto ad un vero e proprio condizionamento operante fatto di rinforzi intermittenti dare/togliere che lo destabilizzeranno e infine verrà denigrato, ignorato e poi scartato, soprattutto se oserà mettere in discussione il dogma. Lo scopo è ottenere la passività assoluta della vittima ed il controllo totale su di essa fino a costringerla ad assumere quel cucchiaino di merda che invece piagnucolano di aver dovuto subire loro per colpa nostra.

Il narcisismo patologico è del resto il veleno che ci viene inoculato ogni giorno attraverso i social, veri e proprie fabbriche a pieno regime di vittime e manipolatori. Tutti noi siamo spinti a metterci in mostra, ad idolatrare la nostra immagine fino ad innamorarcene, ad indossare maschere, a crearci identità fasulle ed intercambiabili e, quel che è peggio, ad abusare psicologicamente degli altri, ad indulgere nella pratica del "silenziare" e del "cliccare", che sono l'equivalente del silenzio punitivo e dello scarto narcisistico. 
Dopo averci immersi in questo bagno di veleni, alla fine il Sistema ottiene due tipi di soggetti perfettamente imprigionati nel meccanismo tossico: il narcisista prigioniero di sé stesso e la vittima prigioniera del narcisista. E' veramente difficile potersi sottrarre personalmente a questo tritacarne ma almeno, conoscendo il modus operandi e riconoscendone i primi segnali, possiamo difenderci rifiutando la trappola.

LA CAMPAGNA ELETTORALE A CARICO DELL'ELETTORE.
C'è un'altra questione che emerge in questa campagna elettorale virtualizzata e che conferma quanto detto sopra. 
Il Gattopardo ci concede di metterci in fila per avallare altre cambiali in bianco, sottoscrivere altri derivati sintetici  ma abbiamo solo due mesi di campagna elettorale perché, come sappiamo, non è sano riflettere troppo a lungo sulle decisioni importanti. E, soprattutto, saranno due mesi di campagna elettorale autogestita in caciara sui social di rito antico e accettato, per poter entrare con gli occhialoni della realtà aumentata nel metaverso della democrazia rappresentativa che sembra proprio vera, tanto è realistica.
Sappiamo che la politica vera è in presenza, si ha bisogno di vedere, sentire ed annusare sodali ed avversari. 
Poster, volantini, comizi, attivismo porta a porta e manifestazioni una volta costavano. Grazie ai social e alla gestione tossica e settaria della dialettica politica, il bipartitismo fantoccio può trasformare gli stessi elettori in fanatici propagandisti a costo 0, da ringraziare con un videino di love bombing e qualche parolina dolce che però impegna ad una fedeltà assoluta, pena lo scarto.
La perdita della lucidità nel giudicare i propri politici di riferimento, perfino in una situazione di non ritorno dalla dannazione come quella attuale, è quanto di più nefasto possa accadere, perché finisce per farci avallare "per amore" e legittimare con la sacralità del voto democratico ogni loro azione. Per timore di perderne l'approvazione (cosa che comunque inevitabilmente accadrà perché la cifra del manipolatore è la menzogna e il contratto è nullo), accetteremo di farci loro docili "scimmie volanti", ovvero chi trascende il ruolo di attivista diventando una sorta di medium che parla e agisce per bocca del narcisista, restando progressivamente privo di opinioni proprie e ripetendo solo gli slogan del gruppo di riferimento. 

CHE FARE?
Cosa faranno le umane bestie spinte nel recinto? Andranno mansuete al macello o si ribelleranno? Quali opzioni hanno per bucare una politica dal copione già scritto ed imparato a memoria da protagonisti, generici e comparse? Un nuovo contratto con gli italiani tutto fatto di clausole in piccolo che loro devono solo controfirmare, come la sciura Elvira moglie dell'Alberto Nardi di cui sopra? La metteranno gli italiani la "firmètta" come pura formalità sull'ennesimo prestito a fondo perduto ad una classe politica ormai infestata dai ditteri della propria putrefazione?

A parte coloro che voteranno per appartenenza, per devozione o per calcolo, si sono già fatti sentire i turonasisti, i gatekeeper involontari dal fronte dell'elettorato, che vengono fuori dalla scatola del Grande Gattopardo ad ogni elezione affinché recitino con passione il migliore spot elitario contro il suffragio universale. Imporre il menopeggismo senza saper dare una definizione di peggio.
Ci sono poi gli astensionisti che offrono analisi interessanti sul significato politico di portare ad evidente delegittimazione un governo che pretendesse di rappresentare legalmente, soprattutto in un consesso internazionale, la minoranza della minoranza dell'elettorato, autocertificandosi in pratica come dittatura conclamata. 
C'è il voto di protesta, la distruzione creativa a mezzo del linguaggio che potrebbe comunicare al presidente del seggio cosa pensa veramente l'elettore della partitocrazia in generale o di un candidato particolare.
C'è il tentativo quasi eroico, visto il pochissimo tempo a disposizione, di approntare nuove liste e raggruppamenti che dovrebbero andare a riempire idealmente il vuoto cosmico lasciato dalle opposizioni narcisistiche nella rappresentanza degli italiani che non si riconoscono nelle azioni degli ultimi governi pandemici. In questo campo bisogna osservare attentamente e possibilmente con occhio critico le diverse offerte ma, proprio perché questa volta non ci fidiamo più, dovremo prestare attenzione ad ogni sintomo di possibile gatekeeping, soprattutto se lo riconosciamo come eterodiretto dai soliti burattinai "colorati". 
C'è infine ancora l'incertezza, il non sapere cosa fare, ed è l'atteggiamento migliore. Prendiamoci tutto il tempo a disposizione, soprattutto per profilare con attenzione ogni proposta e cercare chi ancora è in grado di offrire un onesto contributo alla causa.
Per una nuova politica e un nuovo sistema di idee, progetti e azioni, temo che potranno derivare solo dalle macerie di questo sistema destinato a crollare e per realizzarli occorreranno tempo, lacrime e sangue.

Non do quindi infine suggerimenti né indicazioni, salvo quelle che possano aiutare ad identificare in tempo quei segnali di manipolazione nel rapporto tra elettori e politici che ormai non devono più essere tollerati. E' già abbastanza insopportabile e offensivo il didatticismo del clero intellettuale e mediatico, manipolatore indisturbato del pongo cerebrale di un popolo visto come insieme di scolaretti ottusi e svogliati, capaci solo di copiare il compito dal quaderno del compagno dieci minuti prima di entrare in classe e terrorizzati dal bagliore delle proprie sinapsi, preferendo rispecchiarsi in quelle oscure dei loro instancabili ingannatori. I politici si sono presi troppe libertà con noi e noi ce le siamo prese con loro. E' tempo che torniamo a darci del lei. 
Per cui queste mie sono da considerarsi solo riflessioni sui  temi della libertà di coscienza e decisione, della difesa dalla manipolazione ed un invito a chiunque prenderà una qualunque decisione in merito alle elezioni a ragionare solo ed esclusivamente con la propria testa. 

mercoledì 29 giugno 2022

CI HANNO TOLTO LE PAROLE


Questi due anni ci hanno tolto le parole. Due anni di guerra mondiale antibiologica, di attacco sferrato all'Umanità che respira, come solo forse un'invasione aliena ostile di quelle tanto spesso immaginate il secolo scorso da letteratura e cinema avrebbe potuto scatenare. 

Ricordate come iniziò? "E' una malattia terribile, si muore soffocati!"  La cura, per contrappasso, fu la prima dittatura ad imporre a chiunque fosse vivo la deprivazione dell'ossigeno, la costrizione del respiro, l'orrore del soffocamento che poi si sono estesi metaforicamente alla mente, all'anima, bloccandole nell'incubo notturno ricorrente nel quale le urla sono mute, devocalizzate, imprigionate nell'impotenza della disperazione. L'anima ammutolita nell'orrore della visione dell'abisso nel quale la si voleva precipitare. Una dittatura che, per imprimere ancor meglio il marchio d'orrore e perpetuarlo in eterno, ha imposto la mascherina ai morti designati a rientrare nel computo delle "vittime" designate; eterno memento della follia umana da far decifrare agli archeologi del futuro.

Solo oggi riusciamo forse ad iniziare a capire che per due anni abbiamo faticato a trovare il modo di descrivere quell'orrore. Io finora non ci ero riuscita. Ho tentato mille volte di scrivere queste parole ma ogni volta rimandavo, perché non mi sembrava ancora venuto il momento di farlo. Non riuscivo più a scrivere. I pensieri venivano respinti al nero cancello dell'angoscia da frotte di demoni incaricati di attizzarla come il fuoco dal quale provenivano. 

Tutti noi in questi due anni abbiamo visto l'Inferno scatenato da una schiatta di invidiosi di Dio e dai loro ignobili e sconci servi. Una genìa sotterranea, ctonia, spurgata dagli abissi della Terra e del Cuore che per due anni ci ha torturato allo scopo di separarci, isolarci l'un l'altro e poterci infine lacerare l'anima a morsi. E l'anima ferita ma sopravvissuta ha avuto bisogno di tempo per sentire attenuarsi il bruciore del fuoco.

Le parole ce le ha tolte la gestione meticolosa, implacabile, maniacale, sociopatica, di questo tentativo di aborto a termine dell'Umanità dal grembo del Creato, condotto da un'infima manovalanza che un misterioso fenomeno di negazione di massa continua a definire incapace, più che volonterosa esecutrice criminale del più ambizioso, scellerato e dannato crimine contro l'Umanità.

Tutto questo dovrà essere raccontato affinché, come ogni trauma, possa essere elaborato e superato anche se mai potrà essere dimenticato. Questi due anni ci hanno tolto le parole ma io sto cominciando ad aver voglia di urlare. E lo farò.

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